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martedì 17 marzo 2009

per dove dobbiamo reciclare?












Con una sorella ingegnere ambientale, nello scandalo napoletano dei rifiuti, non potevo non trovarmi in animate discussioni e riflessioni riguardo alla situazione allarmante di questa "strana" storia. Sia io che lei siamo cresciute con un'anima ambientalista e un mezzo pollice verde, ed è per noi normale avere una
certa sensibilità riguardo tali aspetti. Ma in quel preciso periodo in cui in tutti i telegiornali non si faceva altro che parlare della Campania mi sono ritrovata più volte a chiedermi il perchè di tanti rifiuti "generici", non smistati, addossati ad un solo tipo di cassonetto. Inoltre, trovandomi a contatto con altre persone, spesso e volentieri, ho notato come per alcuni non sia così fondamentale reciclare. Cosa invece per me,primaria.
Abitando da sola e frequentando case di amici o conoscenti, mi ritrovavo più volte a chiedere "Scusa, la carta dove la butto?". E alla mia domanda leggittima,per me, ottenevo una risposta alquanto insoddisfacente "Con tutto il resto".
Ed ecco la crisi. O meglio, la mia crisi prima di tutto, e poi lo stupore nel constatare quanta gente, per pigrizia o per non curanza, non abbia l'abitudine di separare i rifiuti.
Ai giorni d'oggi mi sembra una cosa non solo retrograda,ma anche un bel pò superficiale. Proprio in questo periodo della storia dove si sente di continuo di mari di rifiuti, di valli di rifiuti, che non trovano collocazione!
Non si può far finta di niente,non si può ignorare questa problematica. E perciò, a mio avviso, la crisi più grande è riscontrabile nella poca informazione che viene formulata nelle modalità del riciclo, nel perchè e nel fine. Sembra quasi che le persone nel momento in cui gli si chieda di dividere i vari elementi che compongono gli oggetti in uso, vada in crisi e abbandoni l'idea.
Bisogna portare le utenze a un livello di informazione tale che,con i giusti metodi, smistare i rifiuti sia una cosa semplice e naturale, come in fondo dovrebbe essere. Credo sia importante dare esempi e fornire risultati del reciclo in maniera lampante e tangibile, cosicchè la crisi non attanagli più nessun consumatore. Proprio perchè sono convinta che ognuno nel suo piccolo può, e deve, contribuire al grande processo del "life cycle" degli elementi.
Come le domande dovrebbero avere delle risposte, anche questa crisi dovrebbe avere una soluzione, così anche io potrei non sentirmi più in crisi in situazioni abitative altrui...e magari non sentire neanche più le crisi di mia sorella.

2 commenti:

  1. Cara Francesca, ho letto con attenzione la sua crisi.Che è vera e parecchio interessante e rilevante. anche se ora come ora questa crisi non ci apare associabile alla information technolgy ragionandoci a poco a poco troveremo una chiave

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  2. In realtà io l'avevo pensata associabile alla information technology come mezzo di comunicazione e di divulgazione di una possibile soluzione,nonchè come mezzo tramite il quale il riciclo possa essere mostrato e studiato per dare vita a oggetti nuovi.Esempio: con la plastica riciclata si potrebbe pensare a un nuovo tipo di pensilina per l'autobus,e quindi lo studio di tale progetto urbano potrebbe rientrare nell'uso dell'information technology.Mi dica se mi sbaglio,in tal caso dovrò rivedere quanto ho compreso di questo ambito così complesso :)

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